Parole di altri e riflessioni….

Qui verranno inserite alcune frasi, proverbi e riflessioni di nativi americani come alce nero,toro seduto,nuvola rossa,etc….

Chiunque voglia inserirne di nuove, puo’ farlo attraverso il proprio login.

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Saggezza Sioux Lakota

“Mi ritrovavo sulla più alta di
tutte le montagne
e tutt’intorno, sotto di me,
c’era l’intero cerchio della terra.
Mentre stavo lassu’,
vidi piu’ di quello che posso raccontare
e capii piu’ di quello che vedevo,
poichè nell’estasi sacra
contemplai la forma di tutte le cose
e vidi la forma di tutte le forme nello Spirito
e capii come le cose diventavano
un Unica Entità.
E vidi che il cerchi sacro del mio Popolo
era uno fra i tanti cerchi,
che insieme con gli altri formava
un circolo,
ampio come la luce del giorno
e come la luce delle stelle,
nel cui centro cresceva un
robusto albero rigoglioso,
a protezione di tutti i figli
di una stessa Madre,
e di uno stesso Padre.”

Alce Nero.

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Nella bellezza
possa io camminare
Tutto il giorno
possa io camminare
Attraverso il tornare delle stagioni
possa io camminare
In bellezza possiederò di nuovo
in bellezza uccelli
in bellezza uccelli gioiosi
Sul sentiero chiazzato di polline
possa io camminare
Con cavallette ai miei piedi
possa io camminare
Con Rugiada ai miei piedi
possa io camminare
Con bellezza possa io camminare
Con bellezza davanti a me
possa io camminare
Con bellezza dietro di me
possa io camminare
Con bellezza sopra di me
possa io camminare
Con bellezza attorno a me
possa io camminare
In età avanzata, vagando su un sentiero
di bellezza, rivivendo,
possa io camminare
Perfetto di bellezza.
Perfetto di bellezza.

Poesia Navajo

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Tutta la vita è Wakan.
E così anche tutto ciò che esibisce
Forza nell’azione,
come i venti e le nubi,
o nella resistenza passiva,
come il masso sul sentiero.
Poiché anche i legnetti e i sassi
Più umili posseggono un’essenza
Spirituale che deve essere
Oggetto di riverenza,
quale manifestazione del misterioso potere universale
che pervade ogni cosa.
Francis Laflesche ( Osage )
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Claudio Masetta Milone 20 ottobre alle ore 13.47 Rispondi
io sono un pellerossa
Io sono un pellirossa e non comprendo.
L’indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia sulla superficie dello stagno, e l’odore del vento stesso reso terso dalla pioggia meridiana o profumata del pino.
L’aria è preziosa per il pellirossa, giacché tutte le cose condividono lo stesso soffio. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira e come un individuo in preda ad una lenta agonia è insensibile ai cattivi odori.
Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere.
Cosa sarebbe l’uomo senza gli animali?
Se tutti gli animali sparissero,
l’uomo soccomberebbe in uno stato di profonda solitudine.
Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all’uomo.
Tutte le cose sono legate tra loro.
Lo stesso uomo bianco,
col quale il suo Dio si accompagna e dialoga familiarmente, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, forse siamo fratelli.
Vedremo.
Questa terra per lui è preziosa ed il recar danno alla terra è come disprezzare il suo Creatore. Anche i bianchi spariranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate i giacigli dei vostri focolari e una notte vi ritroverete soffocati dai vostri stessi rifiuti……per un disegno particolare del fato siete giunti a questa terra e ne siete divenuti i dominatori, così come avete soggiogato il pellirossa.
Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono tutti massacrati, i cavalli selvaggi domati, gli anfratti più segreti delle foreste invasi dagli uomini, quando la vista delle colline in piena fioritura è imbruttita dai fili che parlano.
Dov’è finito il bosco?
Scomparso.
Dov’è finita l’ aquila?
Scomparsa.
E’ la fine della vita
e l’inizio della sopravvivenza.
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Non lasciamo che i nostri ideali ci rendano soddisfatti di noi stessi.
Ognuno di noi,
in scala più o meno grande
contribuisce allo sfruttamento e alla distruzione della terra,
allo spreco e all’inquinamento.
Abbiamo semplicemente la possibilità
di camminare più vicino alla Buona Strada.
Non di colpo, ma tappa per tappa in questa direzione,
finchè non riusciamo a tornare su questo sentiero.
Per coloro che sanno ascoltare,
le voci parlano ancora.
SAUPAQUANT, WAMPANOAG
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Nativi Americani

bannernativiamericaniOggi vorrei parlarvi di un blog interamente dedicato ai nativi americani.

Un blog molto bello e ben realizzato nella sua forma, contenuto e foto.

Lo consiglio a chi come me ha amato e amera’ sempre la cultura e le tradizioni di questo grande popolo, che ha avuto la sfortuna di incontare l’uomo bianco, il quale ignorando qualsiasi forma di tolleranza verso queste popolazioni indigene, ha distrutto secoli di cultura e ucciso quasi 60 milioni di persone.

Ma ora una descrizione del blog attraverso le parole dei loro stessi autori.

Nativi Americani.it è un blog d’informazione sia sulle culture dei Popoli Nativi Americani e sia sulle loro attuali condizioni di vita e rivendicazioni. Nasce come logico seguito del lavoro da noi svolto da anni in questa direzione e sarà affiancato da nuove idee e progetti che si svilupperanno nel tempo e grazie al supporto di tutti coloro che comprendono l’importanza di sostenere, proteggere e preservare dette culture e popoli. Nativi Americani.it ha quindi la finalità di informare, educare, di costruire una coscienza nei confronti dei Popoli Nativi Americani che sia corretta, fuori dagli stereotipi e dal razzismo, che possa contribuire a far finalmente capire a tutti che non stiamo parlando di icone buone o cattive, di lontani ricordi western, di merce e culture da profitto ma di uomini, donne e bambini che vivono e hanno diritto alla dignità civile, sociale, economica, religiosa che tutta l’Umanità in ogni angolo del mondo deve avere.

E ora i link a cui potete accedere al blog:

http://www.nativiamericani.it/

http://www.nativiamericani.it/?p=1718#more-1718 ……Kevin Annett in Vaticano

http://www.nativiamericani.it/?p=307 ……Useresti un’eucarestia di plastica?

http://www.petitiononline.com/cd1ptoit/petition.html …..Petizione contro il Coumbus Day

http://www.youtube.com/user/aprofeti ….. Video su Youtube di Alessandro Profeti

http://www.nativiamericani.it/?page_id=2 ……Chi e’ Alesandro Profeti

Toro Seduto (Tȟatȟaŋka Iyotȟaŋka)

è stato un condottiero nativo americano dei Sioux Hunkpapa. In realtà, il suo nome tradotto correttamente è Bisonte (maschio) Seduto.

toroseduto

Famoso capo indiano americano (chiamato anche Hunkesni, cioè Lento), è ricordato nella storia americana e dei nativi per aver mobilitato più di 3.500 guerrieri Sioux e Cheyenne nella famosa Battaglia di Little Bighorn, dove ottenne una schiacciante vittoria sul Colonnello George Armstrong Custer del Settimo cavalleggeri, il 25 giugno 1876.

Toro Seduto divenne un sant’uomo Sioux (o uomo saggio Sioux), detto wapʿíya wicʿaṡa, durante i suoi primi vent’anni. Le sue responsabilità come sant’uomo inclusero la comprensione dei rituali e dei complessi religiosi e delle credenze Sioux; conobbe anche alcuni naturali fenomeni riferiti alle credenze Sioux. Fu riconosciuto a Toro Seduto che aveva il potere di portare infiniti benefici alla sua gente. Toro Seduto conobbe anche tecniche di guarigione con erbe medicinali, sebbene non fosse un uomo di medicina.

A causa del suo status di wapʿíya wicʿaṡa, Toro Seduto era un membro della Buffalo Society, una società legata alla caccia del bufalo. Fu anche membro dell’Heyoka, una società per quelli che praticavano la danza della pioggia.

Guerra Dakota del 1862 e sue conseguenze.

Come risultato delle violazioni del trattato degli Stati Uniti, durante gli anni ’50 e ’60 del XIX secolo, compagnie guerriere Sioux aumentarono in modo crescente a causa dei coloni bianchi e commercianti insidiatisi nei loro territori. Il 17 agosto 1862, scoppiò un conflitto tra alcuni cacciatori Sioux e coloni bianchi, nel Minnesota meridionale. Questo conflitto si concluse con la sconfitta dei Sioux, verso la fine del 1862, dopodiché essi furono costretti a lasciare il Minnesota.

I Sioux furono grandi protagonisti di numerose guerre; alcuni sopravvissuti dell’ultima guerra nel Minnesota, rifiutata la resa nei confronti dell’esercito degli Stati Uniti, si trasferirono lungo il fiume Missouri, prendendo il controllo della zona ed ampliando il territorio Sioux nel 1863, quando alcuni guerrieri Hunkpapa si unirono a questi rifugiati. Malgrado la loro unione, il Colonnello Henry Sibley li sconfisse nella Battaglia di Dead Buffalo Lake, il 26 luglio 1863 e nella Battaglia di Stony Lake, il 28 luglio 1863. Toro Seduto probabilmente partecipò in entrambe le battaglie, prendendo parte fra i guerrieri Hunkpapa anche alla Battaglia di Whitestone Hill, il 3 settembre 1863. Come nelle precedenti battaglie, l’esercito statunitense prevalse, uccidendo approssimativamente 100 Sioux e catturandone circa 160.

Gli Hunkpapa si ritirarono dopo questa sconfitta, sebbene fossero consapevoli delle future intenzioni dell’esercito militare. Nel giugno 1864, il Generale Alfred Sully mobilitò le sue forze militari, conducendole fuori da Fort Sully (distante alcune miglia a sud di Fort Pierre, South Dakota). Molti condottieri Sioux occuparono la zona ai piedi delle Killdeer Mountains, cercando di anticipare l’avanzata militare sul fiume Cannonball. Fra i guerrieri indiani, vi erano presenti non solo Toro Seduto, ma anche suo nipote Toro Bianco, per quest’ultimo era la sua prima battaglia.

La Battaglia di Killdeer Mountain, ebbe luogo il 28 luglio 1864; i Sioux attaccarono per primi, ma furono nettamente sconfitti dall’azione combinata dell’artiglieria e dei soldati. Lo zio di Toro Seduto, Quattro Corna, fu ferito, ma riuscì a sopravvivere e i Sioux si ritirarono. I Sioux attaccarono nuovamente le forze militari, dal 7 al 9 agosto 1864 e furono sconfitti di nuovo. Toro Seduto incoraggiò le forze Sioux a riprendere le armi e come risultato delle sue dichiarazioni di guerra, i Sioux attaccarono sempre più decisamente le forze militari, fino alle Badlands. Dopo la guerra, molti guerrieri lasciarono le loro abitazioni e Toro Seduto, con un gruppo di Hunkpapa, si trasferì nel Sud-Est.

Il 2 settembre 1864, Toro Seduto ed i suoi guerrieri attaccarono un treno che trasportava emigranti ma fu attaccato a sua volta dal Capitano James L. Fisk, che percorreva i territori dei Sioux. Toro Seduto venne ferito all’anca e si ritirò dalle guerre, ma solo temporaneamente, vivendo essenzialmente di caccia del bufalo. Questa pausa, però, determinò un’ulteriore infiltrazione di bianchi nelle terre Sioux.

Una volta ripresosi, Toro Seduto condusse nuovi attacchi su Fort Berthold, Fort Stevenson e Fort Buford, tra il 1865 ed il 1868; nel frattempo, Nuvola Rossa (in lakota Mahpiya Luta), leader della famiglia Sioux Oglala, comandò di attaccare sulla Contea di Powder River e fu accompagnato dallo stesso Toro Seduto in tutta la regione settentrionale, dove scorre il Fiume Missouri.

Dai primi del 1868, il governo statunitense assegnò diverse sistemazioni per i Sioux, a seguito della Guerra di Nuvola Rossa; dopo la vittoria sull’esercito statunitense, Nuvola Rossa pretese di ottenere e controllare i territori di Fort Philip Kearny e Fort C. F. Smith, i quali furono abbandonati dai bianchi. Alcuni alleati degli Hunkpapa (come i Piedi Neri ed i Yankton Sioux) firmarono il famoso Trattato di Fort Laramie, trattato di pace del 2 luglio 1868, a Fort Rice (vicino a Bismarck, North Dakota). Comunque, Toro Seduto non accettò il trattato e continuò ad attaccare nell’area settentrionale del Missouri, fino al 1870.

Il Colonnello Custer, veterano della Guerra di Secessione, era un ufficiale ambizioso, che sperava di candidarsi per la presidenza degli Stati Uniti ai primi anni ’70 del XIX secolo. Non solo si guadagnò grande fama nella Guerra di Secessione, ma anche nelle battaglie contro i Sioux. Fu facilmente notato sia fra i bianchi che tra i nativi americani, contro i quali condusse numerose offensive.

Toro Seduto decise di ampliare gli attacchi sui bianchi, che occupavano le terre Sioux. Dalla meta del 1870, Toro Seduto si guadagnò grande rispetto fra varie popolazioni, come i Cheyenne del Nord e gli Arapaho del Nord.

Il 25 giugno 1876, il Settimo Cavalleggeri della fanteria di Custer, capitanata dal Generale Alfred Howe Terry, attaccò alcune tribù native sul loro campo, presso il fiume Little Bighorn, dove prospettavano una imminente vittoria sui “pellerossa”. L’esercito statunitense ignorò fin da principio che nella battaglia erano schierati più di 3.500 Sioux di Toro Seduto, Cavallo Pazzo e Nuvola Rossa, alleati con i Cheyenne. L’attacco dei nativi fu deciso e i soldati statunitensi vennero inesorabilmente uccisi. I nativi, per canto loro, soffrirono meno perdite. Il numero di militari scese drasticamente e Custer fu costretto a far ripiegare le poche truppe sopravvissute. Le tribù condussero poi un contrattacco contro i soldati su una cresta vicina, annichilendo ulteriormente i soldati; Custer fu tra gli ultimi ad essere uccisi.

Toro Seduto non partecipò di persona alla battaglia. Furono, in particolare, i capi Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo, spronati dal sogno che aveva avuto lo stesso Toro Seduto riguardo un gruppo di soldati americani che, secondo alcuni, erano giunti per caso nel loro accampamento. Alla morte di Custer, i Sioux fecero capire al governo statunitense di aver comunque rispettato il Trattato di Fort Laramie, stipulato nel 1868. Il governo statunitense dichiarò di non sentirsi più vincolato dal Trattato di Fort Laramie e, nel 1877, decise di intraprendere nuove irruzioni nelle terre Sioux, costringendo molti nativi americani ad arrendersi. Toro Seduto, accusato di aver scatenato il massacro, rifiutò di arrendersi e, nel maggio 1877, si trasferì con la sua tribù nello Saskatchewan, in Canada, dove rimase in esilio per molti anni ai piedi della Wood Mountain, rifiutando il perdono presidenziale e l’opportunità di ritornare.

Fame e malanni forzarono Toro Seduto, la sua famiglia e quasi 200 suoi seguaci, a tornare negli Stati Uniti, dove fu inoltre costretto ad arrendersi il 19 luglio 1881. Il giorno successivo, Toro Seduto e suo figlio Piede di Corvo, furono arrestati e condotti a Fort Buford; il governo concesse loro, tuttavia, l’amnistia. Ormai non più in grado di condurre altre guerre, Toro Seduto ammise ai soldati statunitensi di averli sempre ammirati per la loro resistenza, al fine di poter, eventualmente, un giorno unire le sue forze indiane con quelle dei bianchi e di considerarli amici. Due settimane più tardi, Toro Seduto ed il figlio furono trasferiti a Fort Yates, alla Riserva Indiana di Standing Rock, insieme con altri 185 Sioux.

Toro Seduto ritornò a Riserva Indiana di Standing Rocknel South Dakota. Preoccupati per l’influenza che Toro Seduto praticava la mistica Danza degli spiriti (Ghost Dance), come metodo per cacciare gli invasori bianchi dalle terre della sua gente, le autorità della Polizia decisero di arrestarlo con alcuni suoi uomini, anche se Toro Seduto non ne era sostenitore. Durante una lotta, generatasi sia tra i pellerossa che tra Polizia locale, il 15 dicembre 1890, Toro Seduto e suo figlio Piede di Corvo vennero assassinati da colpi di pistola di alcuni componenti della Polizia; in seguito, tutta la Polizia coinvolta nella rissa venne radiata dal comando. Il corpo di Toro Seduto venne sepolto vicino a Fort Yates, ma nel 1953, la sua salma fu riesumata e trasferita vicino a Mobridge, sempre nel South Dakota, per volontà di popolazioni locali Sioux. Alcuni Sioux, tutt’oggi, continuano a discutere sul fatto che quella salma non apparteneva a Toro Seduto .

http://it.wikipedia.org/wiki/Toro_Seduto

“AMICI DI LEO” Onlus dedicata al piccolo Leonardo Piagentini….

amicileo

Nasce questo articolo per dare una maggiore visibilita’ al sito dell’Associazione “Amici di Leo”, nato dalle ceneri della tragedia che ha colpito Viareggio il 29 Giugno 2009.
Una ferita che lascerà per sempre in città un ricordo triste e negativo di come l’uomo moderno, afflitto dalla sua scarsa autocoscienza, possa arrivare a creare situazioni pericolose e putroppo a volte mortali, per la sua inettitudine a cambiare il proprio pensiero e a dare meno valore ai soldi e alla propria materialità.
Speriamo che il sostegno degli italiani, gia’ dimostrato ampiamente nella tragedia abruzzese, possa dare una speranza in più per un mondo migliore, a misura d’uomo, fatto di piccoli gesti ma significativi, di valori buoni e semplici.
Speriamo…..

Viareggio 29 giugno 2009 …

A chi non è capitato nella vita di sentir dire una data o leggerla da qualche parte e pensare “… eppure mi ricorda qualcosa, ma boh … adesso non mi sovviene!”.
Purtroppo per noi viareggini, nel caso del 29 giugno 2009 …, questo non sarà possibile.
Questa data resterà impressa per sempre nella memoria della nostra città e non la dimenticheranno nè le generazioni che l’hanno vissuta, nè quelle future, perchè è legata ad un dolore che niente e nessuno al mondo potrà mai cancellare!!!
Erano circa le 23:50 di un lunedì di giugno, la città era immersa nella classica atmosfera di inizio estate: finestre aperte, leggera brezzolina che refrigerava dal caldo afoso del giorno, le persone, a seconda dell’età e delle abitudini, si apprestavano chi a coricarsi, chi ad organizzare la giornata successiva, chi dopo quattro passi, magari sul molo, a rientrare a casa, chi era davanti al televisore, ecc…
Ad un certo punto, un rumore sordo, strano e un rimbombo, tipo quello dei tre colpi di cannone che annunciano l’apertura e la chiusura del corso mascherato, che quando sei bambino ti spaventa e ti fa tremare dentro (ma quella sera anche chi non è bambino ha tremato dentro) e poi tre fortissime esplosioni una di seguito all’altra.

Chi siamo …

 Siamo 9 amici che fanno parte della popolazione di Viareggio che ha visto la tragedia raccontata nel paragrafo precedente e che quindi si pone continuamente la domanda “Perchè? Come è potuto accadere?”; ma siamo anche 9 amici che hanno visto coinvolti nella tragedia un’intera famiglia di nostri amici, la famiglia Piagentini.
Loro avevano una casa in una di quelle vie inghiottite dall’esplosione. Adesso non c’è più la casa e non ci sono più la solare moglie e mamma Stefania e i due piccoli di casa Luca e Lorenzo. Sono rimasti solo in due: il forte papà Marco ed il figlio più grande (…grande? … solo 8 anni) Leonardo.
Subito dai giorni successivi il disastro un’idea ci ha uniti: “dobbiamo fare qualcosa per ricordare chi non c’è più e per aiutare concretamente chi è sopravvissuto”; dopo un mesetto ci siamo incontrati una sera appositamente per parlare di come sviluppare questa idea ed è nata una prima bozza. Ognuno di noi, a seconda delle conoscenze, delle competenze e del tempo a disposizione, si è scelto un compito e all’inizio di agosto abbiamo firmato lo Statuto dell’Associazione “Amici di Leo” Onlus.

L’Associazione ha attivato un conto corrente bancario, dove poter eseguire un bonifico o un versamento, presso il seguente istituto:

BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA S.p.A.
Filiale di VIAREGGIO AGENZIA 5
Via Aurelia Nord, 270
55049 VIAREGGIO

Tel. 0584/55027
Fax. 0584/56175

Le coordinate bancarie del conto corrente sono: 
   

BBAN Z 01030 24806 000000144675
IBAN IT 72 Z 01030 24806 000000144675
BIC PASCITM1Y35

29 GIUGNO 2009…..una strage senza nomi…

29giugno29 giugno 2009 una bomba esplode in pieno centro a Viareggio,divorando, indifese nel sonno, intere famiglie e sopratutto spezzandi le vite e i sogni dei nostri bambini…ADESSO BASTA PAROLE…IL TEMPO TRASCORRE INESORABILE…CHI SONO I RESPONSABILI???

Le fiamme non hanno risparmiato nessuno. Hanno strappato alle famiglie le loro case, i loro cari, hanno reso irriconoscibili i volti. Una palla di fuoco che ha ingoiato tutto, che non si è fermata neppure davanti all’impotenza dei più piccoli. Il giorno dopo la tragedia emergono le storie. Come quella la piccola Hinan, 3 anni, che è morta all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove era stata trasportata in eliambulanza: era in gravissime condizioni, aveva ustioni sul 90% del corpo e shock emodinamico. Il fratello, 17 anni, è morto nel tentativo di salvarla: si è gettato nel fumo che ha invaso la casa colpita dalla deflagrazione e, a tentoni, ha cercato di portar fuori la sorellina da quell’inferno. Poi è crollato, privo di conoscenza, sul pavimento. All’obitorio, la sorella più grande è riuscita a riconoscerlo solo per quella catenina d’oro che portava al collo.

Gesti di amore, eroici che poco hanno potuto contro la ferocia del fuoco. Luca, 4 anni, è morto carbonizzato. I genitori avevano invano cercato di metterlo al riparo in macchina. Ma l’automobile si è trasformata in una trappola: il fuoco ha circondato la vettura, l’ha ingoiata. Non ce l’ha fatta neppure il fratellino Lorenzo, 2 anni, ricoverato nell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Anche il suo corpo era stato sfigurato dalle fiamme, le sue condizioni erano disperate. Il terzo fratello, Leonardo, 8 anni, è l’unico che è riuscito a salvarsi. Lo hanno ritrovato sotto le macerie, grazie a un labrador. I soccorritori hanno scavato con le mani, seguendo la flebile voce che arrivava dalle viscere di via Ponchielli. Il padre è stato ricoverato a Padova, la madre morta a Cisanello (Pisa). Della casa solo macerie.

Dopo quasi 4 mesi,ancora nessun indagato. http://www.facebook.com/group.php?gid=155792569718

striscione

Ma allora lo Stato in questi frangenti, oltretutto gravissimi per l’azione e il risultato che ha comportato in termini di vite mane, dove’e’?…..com’e’ possibile che ogni volta che in Italia succedono fatti cosi’ gravi e tragici, non ci sia mai qualcuno che paga, qualcuno che ascolti le voci di tutti quei disperati che hanno perso tutto, alcuni addirittura non hanno nemmeno una tomba su cui piangere i loro cari (vedi Andrea & Luisa).

A voi l’ardua sentenza.

James Wilson La Terra Piangerà

Franco Pantarelli – NATIVI. C’era una volta in Nord America

Una storia alternativa del Nord America, che parte dalla preistoria e arriva a trattare, tramite le voci dei nativi di oggi, i problemi attuali di identità e integrazione, colmando molte lacune del panorama editoriale italiano. Un saggio che, nella migliore tradizione anglosassone, coniuga al massimo grado rigore storico-antropologico e leggibilità. Gli indiani d’America continuano a rivestire un ruolo particolare nell’immaginario contemporaneo. La rappresentazione degli indiani come “buoni selvaggi”, oppure “villains” hollywoodiani, o persino il loro proverbiale rispetto per la natura rinforzano quello che l’autore giudica esserne il “ruolo principale nella cultura statunitense del Novecento: aiutare l’America a pensare la propria stessa storia”. Il libro di Wilson riscatta gli indigeni nordamericani da questa rappresentazione bidimensionale e umiliante e restituisce l’intelligenza della loro storia al contesto che le è più proprio, tentando di descrivere l’incontro tra nativi ed europei attraverso i loro stessi occhi. Attraverso l’utilizzo delle tradizioni orali, dell’etnologia, dell’archeologia e della storia nativo-americane, Wilson costruisce un’appassionante narrazione. I capitoli sui gruppi regionali e sulle loro singole vicende – dagli Algonchini del nord-ovest agli Zuñi del sud-est – ne sottolineano soprattutto le differenze, spesso profondissime, e contribuiscono a decostruire l’immagine generica degli indiani d’America come di un gruppo indistinto e omogeneo. Wilson fa anche la storia dei mutamenti nelle relazioni fra indiani e non-indiani, e investiga le ragioni delle reciproche incomprensioni. Wilson, un non-indiano, evidenzia però con grande accuratezza ed empatia come la convinzione che gli indiani d’America siano uomini di enorme saggezza ecologica sia altrettanto fuorviante ed errata – se non altro quando viene generalizzata – di quella che li vede come ignoranti selvaggi. Le frequenti citazioni da interviste che l’autore ha compiuto in oltre vent’anni di ricerche consentono ai protagonisti di questo libro di parlare finalmente per sé e di ricordarci che l’esperienza nativo-americana, lungi dall’essersi congelata nel tempo a Wounded Knee, continua ancora oggi a evolversi.

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