La leggenda del Bufalo Bianco…

A due guide Lakota mandate in cerca di selvaggina apparve una donna bellissima vestita di pelle di daino bianca che disse loro:
“Vengo dalla Gente Bella e sono stata mandata sulla Terra per parlare con il vostro popolo. Andate dal vostro capo e ditegli di preparare il grande tipì del consiglio. Esso dovrà essere piantato al centro del cerchio del villaggio con l’entrata rivolta ad oriente. Ho cose di grande importanza da dire al vostro popolo. Sarò al villaggio all’alba”.
Riferito l’accaduto al capo tribù, fu approntato tutto così come richiesto. Paura ed eccitazione si impadronirono di ogni abitante del villaggio per l’imminente visita della donna misteriosa.
Quando il giorno spuntò ella apparve, vestita come la guida aveva raccontato: recava nella mano destra il cannello di una pipa e nella sinistra il suo fornello.
Entrata nella tenda, si sedette al posto d’onore e disse che il Grande Spirito era contento della fedeltà, della reverenza e dell’onestà della Nazione Sioux.
I Sioux vivevano nel bene contro il male, nell’armonia contro la discordia e perciò erano degni di ricevere la pipa che ella custodiva per l’umanità. Essa era il simbolo della pace tra gli uomini. Fumare la pipa significava comunicare con il Grande Spirito.
Quindi si rivolse alle donne dicendo loro che il Grande Padre aveva stabilito che esse mettessero al mondo i figli, che li nutrissero e li vestissero, rimanendo spose fedeli. Esse, inoltre, avrebbero sopportato in vita grandi sofferenze, ma per la loro natura gentile sarebbero state di conforto agli altri nel tempo del dolore.
Poi parlò ai bambini dicendo loro di rispettare i genitori che li amano e fanno molti sacrifici, per cui ad essi deve venire soltanto del bene.
Agli uomini disse che tutte le cose dalle quali essi dipendono vengono dalla Terra, dal Cielo e dai Quattro Venti e che per questa ragione era necessario ringraziare il Grande Spirito per il dono della vita fumando la pipa quotidianamente.
Raccomandò ancora loro di essere sempre gentili e amorevoli con le donne e con i bambini, per rispetto al loro essere creature deboli.

Infine, insegnò al capo la maniera di custodire la pipa, dal momento che era suo dovere rispettarla e proteggerla, in quanto da essa dipendeva la vita della Nazione Sioux. Come sacro strumento della conservazione doveva essere usata in tempo di guerra, di carestia, di malattia o in caso di grandi necessità.
A questo punto si dice che la donna promise ai Sioux che sette sacre cerimonie sarebbero state in seguito rivelate loro affinchè le praticassero. Esse erano: la Custodia dell’Anima, la Purificazione, la Ricerca della Visione, la Danza del Sole, Come diventare Fratelli (il rito dell’apparentamento), Come diventare Donna Bisonte (la preparazione della fanciulla ai doveri di donna), il Lancio della Palla.

La donna rimase con i Sioux ancora per quattro giorni poi, al quinto, dopo aver acceso la pipa che offrì prima al Cielo, quindi alla Terra, infine ai Quattro Venti, annunciò che la sua missione era finita e partì.

Fece il giro della tenda secondo il cammino del sole, poi lentamente si allontanò dall’accampamento.
A breve distanza si voltò e, sotto gli sguardi di tutta la tribù, si trasformò in un bianco vitello di bisonte

Gli indiani d’America non operano una netta divisione fra il mondo degli uomini e quello degli spiriti i quali entrano in contatto con gli esseri umani e, in alcuni momenti sacri, se ne impossessano.
Uno di questi momenti è quello delle danze con le maschere che indicano la manifestazione sulla terra degli esseri rappresentati dalle maschere stesse.
Un uomo che indossa una maschera sacra durante un rituale non assume solo l’aspetto di quell’animale, ma anche lo spirito.
Ci sono molti KACHINA (KA=rispetto CHINA=spirito): essi non sono solo gli spiriti degli antenati, ma anche quelli di animali, piante, minerali, stelle e forze naturali.

Il 20 agosto del 1994 -nel Wisconsin- nacque ‘Miracle’, un bufalo femmina bianco.
Molti indiani lo credettero simbolo di un nuovo cammino dell’umanità verso la purezza del cuore, della mente e dello spirito.

Questo racconto della mitologia dei Sioux è certamente una delle più suggestive leggende degli indiani d’America e, soprattutto, è quello che meglio fa comprendere la religiosità, le tradizioni e la cultura in genere di un popolo che, pur così eterogeneo, condivide una visione animistica del mondo che lo circonda (e lo contiene), mondo di cui ha la profonda consapevolezza di essere parte integrante. Una parte nè più importante nè fondamentale: non esiste, presso gli indiani, l’arroganza di riconoscere all’uomo un ruolo preminente del creato.

Claudio Masetta Milone

LA PROFEZIA DEI GUERRIERI ARCOBALENO…..

“Gli antenati di alcune tribù Native Americane narravano che esseri dalla pelle chiara sarebbero giunti dal mare orientale su grandi canoe mosse da immense ali bianche, simili a giganteschi uccelli.

Le persone scese da queste grandi imbarcazioni sarebbero state anch’esse simili a uccelli, ma avrebbero avuto i piedi di due diverse forme: uno di colomba, l’altro di aquila. Il piede di colomba rappresenterebbe una nuova splendida religione di amore e gentilezza, mentre quello di aquila rappresenterebbe l’avidità per le ricchezze materiali, l’arroganza tecnologica e la perizia guerriera.

Per molti anni il piede artigliato dell’aquila avrebbe dominato perché, sebbene questo nuovo popolo avesse parlato molto della nuova religione, non tutti i visi pallidi vivevano secondo i suoi dettami; avrebbero invece artigliato gli indiani col loro piede di aquila, uccidendoli, sfruttandoli e infine riducendoli in schiavitù.

Dopo aver offerto una certa resistenza a quella sopraffazione, gli indiani avrebbero perso il coraggio, finendo per lasciarsi sospingere come un gregge e segregare in territori angusti per molti, molti anni.

Poi però sarebbe venuto il tempo in cui la Terra si sarebbe ammalata a causa dell’avidità senza freni della nuova civiltà. Liquidi e metalli mortiferi, aria irrespirabile per fumi e ceneri, e persino la pioggia, anziché purificare la Terra, avrebbe riversato gocce avvelenate di piombo.

Gli uccelli sarebbero caduti dal cielo, i pesci sarebbero venuti a galla col ventre per aria e tutte le foreste avrebbero incominciato a morire. Quando queste previsioni avessero cominciato ad avverarsi, il popolo indiano si sarebbe trovato al colmo della miseria, ma in seguito dall’Oriente sarebbe giunta una nuova luce e gli indiani avrebbero incominciato a ritrovare la forza, l’orgoglio e la salvezza.

La leggenda continuava dicendo che essi avrebbero avuto dalla loro molti fratelli e sorelle visi pallidi: le reincarnazioni degli indiani uccisi o ridotti schiavi dai primi colonizzatori bianchi. Sì diceva che le anime di costoro sarebbero tornate in corpi di tutti i colori, rossi, bianchi, gialli e neri.

Insieme e uniti, come i colori dell’arcobaleno, costoro avrebbero insegnato a tutte le genti del mondo come amare e rispettare la Madre Terra, della cui sostanza siamo fatti anche noi umani. Sotto il simbolo dell’arcobaleno, tutte le razze e tutte le religioni del mondo si sarebbero unite per diffondere la grande saggezza della vita nell’armonia tra gli esseri umani e di questi con tutto il creato.

Coloro che insegnavano questo credo sarebbero stati chiamati i “Guerrieri dell’Arcobaleno”. Pur essendo guerrieri, avrebbero contenuto in sé gli spiriti degli antenati, avrebbero portato la luce della conoscenza nella mente e l’amore nel cuore. Non avrebbero fatto del male a nessun essere vivente.

La profezia terminava affermando che, dopo una grande battaglia, grazie alla sola forza della pace, questi Guerrieri dell’Arcobaleno avrebbero finalmente troncato l’opera di distruzione e dissacrazione della Madre Terra e che la  pace e l’abbondanza avrebbero regnato per una lunga, felice e pacifica età dell’oro qui sulla Terra.”

 Claudio Masetta Milone

Donare……..

Cinque dita tese immergono nell’ordine del dono?
No, perché occorre tendere la mano per dare.
Se la mano che offre è aperta e il braccio è teso, abbiamo il dono?
Non ancora, perché occorre che l’altro, di fronte a noi, compia l’atto di ricevere.
Occorre che anche lui apra la mano con le sue cinque dita.

M.A.Ouaknin–     Claudio Masetta Milone

DOV’E’ LA FELICITA’….?

Il Cuore si rivolse al Vento:

“Tu che soffi sulle foreste più fitte, ti prego, dimmi dov’è la felicità!”

Il Vento soffiò, soffiò, soffiò ovunque, ma non la trovò.

Il Cuore si rivolse al Sole:

Tu che splendi sulle maontagne più alte, ti prego,dimmi dov’è la felicità!”

Il Sole guardò, guardò, guardò ovunque ma non la trovò.

Il Cuore si rivolse all’Acqua:

“Tu che raggiungi anche le terre più lontane, ti prego, dimmi dov’è la felicità!”

Ma neanche l’Acqua potè aiutarlo.

Il Cuore si rattristò.

Pianse, dicendo:

“Allora la felicità non esiste!”

In quel momento la Luna si affacciò da dietro una nuvola e facendo capolino sorrise:

“Non puoi cercare la felicità, la puoi solo trovare, è dentro di te!”

( Leggenda del popolo Anambè ) Claudio Masetta Milone