Pensieri e Luna…….

Luna e marea....

Un’altra nottata senza sonno……sono le 4 del mattino e questa malattia mi sta distruggendo psicologicamente perche’ amo dormire la notte, in tutte le sue forme, e sapere di non farlo equivale ad un nervosismo certo.
Una stupida influenza, certo niente di piu’, ma che ha innescato una sinusite acuta che porto con me ormai da bambino.
Eppure, malgrado la sofferenza di non stendermi sopra il mio amato e soffice cuscino, avvolto nel piumone caldo, sentire il respiro costante ma pacato accanto a me della donna che amo intensamente da 15 anni, quel respiro che mi ricorda le nascite dei miei figli, le risate dei viaggi insieme, ma anche, gli oggetti che periodicamente ci lanciamo per sfogare la nostra indistruttibile voglia di dare la colpa all’altro.
Ma tant’e’, il carattere umano deriva da macchinose mutazioni chimiche che ne permettono la sua originalita’, e non ho mai trovato una coppia che avesse lo stesso tipo di carattere e andasse avanti con il proprio rapporto.
Poi posso anche sbagliarmi.
Comunque, quando mi trovo in queste circostanze, l’unica soluzione per rilassarmi e’ fumarmi una sigaretta in sala.
Mentre fumo, alcuni raggi di luna piena attraversano le finestre di casa, poggiandosi sopra il camino, vicino al punto dove amo scrivere e leggere.
Questa cosa mi ha colpito molto, perche’ erano insoliti come raggi, molto accesi e luminosi, segno di mancanza di umidita’ e nuvole tra loro e me.
Per la prima volta ho rivisto la luna dopo tanto tempo, e devo dire che mi ha colpito la sua bellezza silenziosa, fatta di mille occhi neri e grigi, che ti guardano e ti chiedono di guardarli.
Perche’ ormai noi abbiamo perso la voglia anche di tirare il naso all’ insu’, stanchi della quotidianita’ della vita e delle sue stupide ed effimere preoccupazioni.
Eppure lei e’ li’ che ci osserva da millenni, testimone vero di mille nostre generazioni che faticosamente arrancavano e soffrivano per crearsi una vita decente su questo pianeta.
Se potesse parlare, sicuramente urlerebbe ed inveirebbe contro la nostra stupidita’, contro la nostra ottusa miopia nel nostro correre invano verso una distruzione certa.
Eppure, a tratti, mi sembra di sentire la sua voce, mi dice che la mia malattia e’ nulla contro il male che facciamo verso i nostri simili, le mie lamentele sono nulla contro lo straziante pianto che Madre Natura ogni giorno manda nell’aria, ingenuamente convinta che qualcuno possa sentirla.
C’e’ una soluzione, alla portata di tutti, non c’e’ bisogno di lauree personali ne’ di master in intelligenza…..
Usate 1 ora della vostra giornata accanto alla persona che amate, ai figli, a tutti coloro a cui donereste volentieri il vostro tempo.
Lo so, un’ ora passata cosi’ equivale magari a perdite ingenti di denaro,carriere fulminanti bloccate x sempre, shopping senza interessi e mms senza immagini, ma potete tranquillizzarvi, non casca il mondo, e il vostro corpo e soprattutto il vostro spirito vi ringrazieranno.
Provate a farlo, vi accorgerete che rallentando la vostra vita, riuscirete a sentire suoni mai sentiti, il vostro “io intimo” salira’ alle stelle, le vostre cellule respireranno meglio, la vostra mente assaporera’ odori e sensazioni ormai assopiti da tanto tempo ma sempre presenti.
La nostra vita quotidiana ci spinge verso un collasso a cui noi non sappiamo ormai come uscirne, se non con medicinali e psicoterapie di pseudo dottori convinti di riuscire a capire la mente umana, oppure attingendo alla cantina di un bar affogando i dispiaceri in un buon rhum.
Una volta lessi di un saggio nativo americano che alla domanda dell’uomo bianco “riuscirete voi uomini rossi a vivere con tutti questi pensieri e queste guerre che vi affliggono”….l’uomo rosso lo guardo’ e disse….”qualunque giornata terribile o nefasta che sia….ha il suo tramonto………
Che dire, un popolo semplice, non colto per i nostri stereotipi da uomini bianchi e religiosi, avevano risposte pronte per ogni evenienza, tranne quella di non capire il perche’ di tanto odio nei loro confronti….eppure nei loro racconti e nelle traduzioni di pochi bianchi intelligenti, traspare una cultura piena di aneddoti e verita’, di saggezza e animo fiero, traendo benefici dall’unico dio che conoscevano…..”madre natura”.
Va be’, ho finito di rompervi le balle con i miei racconti, in fondo sono solo miei pensieri trasportati su una pagina elettronica, pensieri che ho avuto durante l’arco di tempo che fumavo quella sigaretta.
Ma mi viene da pensare, non sara’ mica che quella sigaretta aveva poteri meditativi, oppure la febbre era salita a picchi vertiginosi senza che me ne accorgessi?…….
Ciao.

Un colpo di vento…..

Prima che ci fosse l’uomo, i soli esseri umani sulla terra erano due donne, una vecchia e sua figlia. La vecchia non aveva bisogno di un uomo per concepire. Ahki, la terra, era anch’essa simile ad una donna – una femmina – ma non com’è ora, perché gli alberi e molti animali non erano stati ancora creati.
Ebbene, la giovane, la figlia, un giorno prese su il suo cesto per andare a raccogliere bacche. Ne aveva già raccolte abbastanza e stava ritornando a casa quando un improvviso colpo di vento le sollevò il vestito di pelle di daino, mettendo a nudo il suo corpo. Geesis, il sole, brillò per un attimo su quel luogo ed entrò nel corpo della giovane donna, anche se lei lo notò appena. Era conscia della raffica di vento ma non vi prestò attenzione.
Passò il tempo. La giovane disse alla vecchia: ” Non so che cosa c’è che non va in me, ma qualcosa c’è “. Altro tempo passò. II ventre della giovane s’ingrossò e lei disse: ” Qualcosa si sta muovendo dentro di me. Che cosa può essere? “.
” Quando andasti a raccoglier bacche incontrasti qualcuno? ” domandò la vecchia.
” Non incontrai nessuno. La sola cosa che mi capitò fu una grossa raffica di vento che mi alzò il vestito di pelle di daino. I1 sole stava brillando “.
La vecchia disse: ” Penso che tu stia per fare un figlio. Geesis, il sole, è il solo che può averlo fatto, così tu sarai la madre di un figlio del sole “. La giovane diede alla luce due bimbi, entrambi manito, sovrannaturali. Essi furono i primi maschi umani sulla terra, figli di Geesis, figli del sole.
La giovane madre fece una culla di assi e su questi mise i due gemelli, appendendoli o portandoli sul dorso, ma mai lasciando che i due bimbi toccassero il suolo. Perché faceva così? Fu la Vecchia a dirle di farlo? Nessuno lo sa. Se lei avesse appoggiato le assi della culla sul terreno, i bimbi avrebbero camminato eretti sin dal momento della nascita, come i piccoli dei cervi. Ma poiché la madre non permise loro di toccare il suolo per alcuni mesi, oggi ai bimbi degli esseri umani occorre un anno o giù di lì per imparare a camminare. Fu colpa di quella giovane donna.
Uno dei gemelli era Ragazzo Pietra, un sasso. Egli disse: ” Mettetemi nel fuoco e scaldatemi sino a che non sarò divenuto incandescente “. Esse lo fecero ed egli disse: ” Ora versate dell’acqua fredda su di me “. Esse fecero anche questo. Quello fu il primo bagno di vapore. L’altro bimbo, chiamato Wene-boozhoo, assomigliava a tutti i ragazzi. Divenne potente e sapeva fare ogni cosa; parlava persino agli animali e diede loro i nomi.

Raccontata da David Uccello Rosso a New York nel 1974 e registrata da Richard Erdoes.

NATIVI D’ AMERICA

La Leggenda della Luna Piena………..

La leggenda della lna e il lupo

In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava a più non posso.

In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve.

Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese:

– Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?-

– Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato… aiutami! – rispose il lupo.

La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla.

– Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto – disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena.

Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione.

Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore.

I lupi lo sanno… E ululano festosi alla luna piena.

INDIANI D’AMERICA LIBERI

un uomo sacro…..

Un uomo Sacro ama il silenzio,
ci si avvolge come in una coperta:
un silenzio che parla, con una voce forte come il tuono,
che gli insegna tante cose.
Uno sciamano desidera essere
in un luogo dove si senta solo il ronzio degli insetti.
Se ne sta seduto, con il viso rivolto a ovest,
e chiede aiuto. Parla con le piante, ed esse rispondono.
Ascolta con attenzione le voci degli animali.
Diventa uno di loro.

Da ogni creatura affluisce qualcosa dentro di lui.
Anche lui emana qualcosa: come e che cosa io non lo so,
ma è così. Io l’ho vissuto.

Uno sciamano deve appartenere alla terra:
deve leggere la natura come un uomo bianco
sa leggere un libro.

(Claudio Masetta Milone)

la festa di Natale….

La festa del Natale è insegnare e imparare a vedere cosa
accade, come hanno fatto i Lakota, nel loro modo semplice con un atteggiamento
di contemplazione, piegando le ginocchia e mettendosi in adorazione nel
silenzio di una notte magica. La stella che ci ha condotto sino a voi è un segno
di profezia. Siamo partiti come All…e…anza di Amici e arriviamo come il Popolo degli Uomini. A Natale regalati un’emozione.

Lascia che la vita che ti gira intorno ti attraversi
l’Anima
.
Vi auguriamo di scoprire il significato più profondo del
Natale, sperando che vi possa regalare pace serenità e la voglia di credere in
una rinascita.

Natale sia per tutti voi l’impulso ad accendere quell’unica
luce che davvero illumina, quella del vostro cuore.

Wichasa Luta
Giuseppe
Winyan Un
Chantè Grazia
Wakan Win Oria

IO STO CON I NATIVI D’AMERICA ( I’m with the Native Americans )

Piccolo uomo

Piccolo figlio, prima del tuo arrivo
gli agnelli erano soli
e il cane giallo aveva gli occhi tristi:
Pesante era il mio fuso, e il sentiero
che porta alla sorgente
sembrava non dover finire mai.
Ma un giorno la Gente si è raccolta,
ha legato i cavalli presso casa,
e lo stregone ha intonato una canzone,
mentre la carne cuoceva sopra il fuoco.
E sei venuto tu,
in una notte di luna,
di luna piena e bianca,
mentre tenevo stretto il talismano.
Lana di pecora adesso ti protegge,
riposi al caldo.
Dovunque andrai,
con te verranno gli agnellini,
e il cane giallo,
e avrai un tuo gregge, un giorno,
tutto per te.
Forte sarai,
Hoski-yazzi,
Piccolo Uomo,
piccolo figlio.

(Navajo)

…canto navaho

Con il cuore colmo di vita e di amore camminerò.
Felice
seguirò la mia strada.
Felice
invocherò le nuvole cariche d’acqua.
Felice
invocherò la pioggia che placa la sete.
Felice
invocherò i germogli sulle piante.
Felice
invocherò polline in abbondanza.
Felice
invocherò una coperta di rugiada.
Voglio muovermi nella bellezza e
nell’armonia.
La bellezza e l’armonia
siano davanti a me.
La bellezza e l’armonia
siano dietro di me.
La bellezza e l’armonia
siano sotto di me.
La bellezza e l’armonia
siano sopra di me.
Che la bellezza e l’armonia siano ovunque,
sul mio cammino.
Nella bellezza e
nell’armonia tutto si compie.
(tratto dal canto della Notte dei Navaho) ( Claudio Masetta Milone)

…frasi profonde…..

Lo splendore umano deriva dalla luce
dell’azione altruista.
Le persone sono veramente umane
solo quando cercano di dedicare la vita
ai loro amici e ai loro simili

Daisaku Ikeda ( Claudio Masetta Milone)

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Ho indossato la prima luce del mattino
col favore del sole che sorge
e l’ ho mostrata ai miei figli.
Essi ridevano,
e strizzavano gli occhi
ricolmi di luce.

( Cheyenne ) ( Claudio Masetta Milone)

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Le nuvole indugiavano sul monte,
scrosci di pioggia cadevano ai suoi fianchi,
e tutta la terra era splendida.
Ed egli disse alla sua terra: ” Aqualani !”. (salve a te)
e una forte nostalgia lo invase
fino alle lacrime.

E così cantò:
” Quell’ acqua che scorre,
la mia mente la sta attraversando!
Quell’ acqua potente,
la mia anima la sta attraversando!
Quell’ acqua antica,
la mia mente la sta attraversando!”

(Navajo) ( Claudio Masetta Milone)

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Io non so
se la voce degli uomini
può raggiungere il cielo,

io non so
se il Divino sentirà la mia preghiera,

io non so
se ciò che chiedo potrà essere esaudito,

io non so
se si può udire la voce degli Antichi,

io non so
cosa ci portera il futuro.

Spero soltanto che bene
e solo bene
possa venire a voi,
che siete figli miei.

(Pawnee) ( Claudio Masetta Milone)

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È la storia di tutta la vita che è santa e buona da raccontare, e di noi bipedi che la condividiamo con i quadrupedi e gli alati dell’aria e tutte le cose verdi; perché sono tutti figli di una stessa madre e il loro padre è un unico Spirito.
(John G. Neihardt, Alce Nero parla) ( Claudio Masetta Milone)

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Se parli con gli animali, loro parleranno con te e vi conoscerete a vicenda. Se non parli con loro, non li conoscerai e temerai ciò che non conosci. Ciò che si teme si distrugge.
(Dan George, capo Salish) ( Claudio Masetta Milone)

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Salite sulla cima di una montagna e, piangendo, ricercate una visione.
(Canto Lakota) ( Claudio Masetta Milone)

…E L’INDIO VENNE SULLA TERRA ….

Anticamente gli Indios abitavano nel Cielo e nessuno di essi conosceva la Terra. Un giorno, un cacciatore si imbatté in un armadillo e cominciò a inseguirlo, avvicinandosi sempre piú alla preda. Vistosi quasi raggiunto, l’animale cercò di guadagnare la tana e, riuscitovi, vi si infilò fino a raggiungere il fondo. L’Indio non si perse d’animo e cominciò a scavare con decisione. Scavò giorno e notte finché non riuscí ad agguantare l’armadillo; ma proprio mentre stava per cantar vittoria, il fondo del cunicolo si aprì e solo per miracolo l’Indio riuscì ad aggrapparsi con tutte le sue forze al ciglio della voragine che si era aperta sotto di lui. Così rimase a dondolare nel vuoto per qualche tempo, paralizzato dalla paura prima, sbalordito dalla visione sottostante subito dopo. Ai suoi occhi meravigliati si presentò uno spettacolo di indescrivibile bellezza: uno sconfinato arcobaleno, fatto di tante sfumature di verde, di cui non si riusciva a vedere né l’inizio, né la fine. Allora, riavutosi dalla sorpresa, corse subito a chiamare i compagni che lo seguirono incuriositi e restarono attoniti a osservare sul bordo della voragine. Dall’arcobaleno verde si sprigionava un calore che giungeva fino a loro, impregnato di mille odori nuovi, mentre l’aria era attraversata dal canto di una miriade di uccelli che continuavano a richiamarsi l’un l’altro da ogni angolo di questo sconfinato verde, mentre le farfalle svolazzavano tranquillamente posandosi sui fiori colorati. Capirono allora che l’arcobaleno era la grande foresta. I fiumi chiari si alternavano a quelli scuri: quando le loro acque si mescolavano, il colore acquistava sfumature di incomparabile bellezza. I pesci erano cosí numerosi da non trovare quasi posto in acqua, così che ogni tanto si vedevano saltare qua e là. Gli alberi erano ricurvi, malgrado non soffiasse alito di vento: capirono che a curvare i rami era il peso della frutta profumata, raccoltasi in modo abbondante. Pensarono che, se tanta era la frutta, altrettanto ricca doveva essere la selvaggina. Gli Indios si guardarono tra loro sbigottiti e, senza esitare, si mostrarono subito desiderosi di dare maggiore serenità al loro futuro. Decisero cosí di lasciare la loro dimora, il Cielo, per scendere e abitare sulla Terra: ma come fare? Il Consiglio degli anziani si riuní e decise di fare una fune, unendo tra loro tutti i bracciali e le collane della tribú: ne risultò un filo robusto che, con l’aiuto di tutti, arrivò a una lunghezza sufficiente per raggiungere la Terra. Fu così che pian piano gli Indios cominciarono a scendere, aggrappati alla fune. La maggior parte raggiunse la Terra e si sparpagliò nella foresta per popolarla. Qualcuno, invece, non convinto della visione, e presagendo che la vita su questa Terra non sarebbe stata cosí bella come appariva, decise di restare lassú. Quando quasi tutti i guerrieri furono scesi sul pianeta, un bambino dispettoso passò vicino alla fune e, con un coltellino, tagliò il filo, di modo che a nessuno fu più possibile scendere sulla Terra.

Cosí, nel cielo rimasero alcuni Indios e i loro fuochi si notano ancora oggi nella notte: sono le stelle…

Claudio Masetta Milone