LA PROFEZIA DEI GUERRIERI ARCOBALENO…..

“Gli antenati di alcune tribù Native Americane narravano che esseri dalla pelle chiara sarebbero giunti dal mare orientale su grandi canoe mosse da immense ali bianche, simili a giganteschi uccelli.

Le persone scese da queste grandi imbarcazioni sarebbero state anch’esse simili a uccelli, ma avrebbero avuto i piedi di due diverse forme: uno di colomba, l’altro di aquila. Il piede di colomba rappresenterebbe una nuova splendida religione di amore e gentilezza, mentre quello di aquila rappresenterebbe l’avidità per le ricchezze materiali, l’arroganza tecnologica e la perizia guerriera.

Per molti anni il piede artigliato dell’aquila avrebbe dominato perché, sebbene questo nuovo popolo avesse parlato molto della nuova religione, non tutti i visi pallidi vivevano secondo i suoi dettami; avrebbero invece artigliato gli indiani col loro piede di aquila, uccidendoli, sfruttandoli e infine riducendoli in schiavitù.

Dopo aver offerto una certa resistenza a quella sopraffazione, gli indiani avrebbero perso il coraggio, finendo per lasciarsi sospingere come un gregge e segregare in territori angusti per molti, molti anni.

Poi però sarebbe venuto il tempo in cui la Terra si sarebbe ammalata a causa dell’avidità senza freni della nuova civiltà. Liquidi e metalli mortiferi, aria irrespirabile per fumi e ceneri, e persino la pioggia, anziché purificare la Terra, avrebbe riversato gocce avvelenate di piombo.

Gli uccelli sarebbero caduti dal cielo, i pesci sarebbero venuti a galla col ventre per aria e tutte le foreste avrebbero incominciato a morire. Quando queste previsioni avessero cominciato ad avverarsi, il popolo indiano si sarebbe trovato al colmo della miseria, ma in seguito dall’Oriente sarebbe giunta una nuova luce e gli indiani avrebbero incominciato a ritrovare la forza, l’orgoglio e la salvezza.

La leggenda continuava dicendo che essi avrebbero avuto dalla loro molti fratelli e sorelle visi pallidi: le reincarnazioni degli indiani uccisi o ridotti schiavi dai primi colonizzatori bianchi. Sì diceva che le anime di costoro sarebbero tornate in corpi di tutti i colori, rossi, bianchi, gialli e neri.

Insieme e uniti, come i colori dell’arcobaleno, costoro avrebbero insegnato a tutte le genti del mondo come amare e rispettare la Madre Terra, della cui sostanza siamo fatti anche noi umani. Sotto il simbolo dell’arcobaleno, tutte le razze e tutte le religioni del mondo si sarebbero unite per diffondere la grande saggezza della vita nell’armonia tra gli esseri umani e di questi con tutto il creato.

Coloro che insegnavano questo credo sarebbero stati chiamati i “Guerrieri dell’Arcobaleno”. Pur essendo guerrieri, avrebbero contenuto in sé gli spiriti degli antenati, avrebbero portato la luce della conoscenza nella mente e l’amore nel cuore. Non avrebbero fatto del male a nessun essere vivente.

La profezia terminava affermando che, dopo una grande battaglia, grazie alla sola forza della pace, questi Guerrieri dell’Arcobaleno avrebbero finalmente troncato l’opera di distruzione e dissacrazione della Madre Terra e che la  pace e l’abbondanza avrebbero regnato per una lunga, felice e pacifica età dell’oro qui sulla Terra.”

 Claudio Masetta Milone

In ricordo degli amici di Viareggio – 29 Dicembre 2009 ore 22,45…

Commemorazione Strage di Viareggio
E’ solo un ricordo, una commemorazione, ma che vale piu’ di mille parole e che ci insegna a rispettare prima l’uomo e poi la societa’ e il suo consumismo materiale e vuoto.
Ce ne accorgiamo noi stessi viareggini che puntuali ogni 29 del mese ci ritroviamo davanti alla stazione di Viareggio x commemorare questo evento.
Ma purtroppo vediamo che le presenze si assottigliano sempre di +, vuoi per il freddo, vuoi per una notizia che non e’ + notizia, e vuoi soprattutto xche’ e’ questa società, che riempie di vuoto la nostra quotidianita’, che ci fa dimenticare presto anche le cose + tristi.

Ma questo dimenticare facilmente non fa bene al nostro spirito e ai nostri amici morti invano, ci rende solo piu’ chiusi verso gli altri, impedendo che sia il nostro spirito a ragionare e lasciando questo compito al nostro cervello che vede solo quello che vuole.
Se aprissimo di piu’ la nostra mente e guardassimo il nostro mondo con occhi diversi, ci accorgeremmo di quanto sia futile e leggera la nostra vita, di quante azioni inutili facciamo nell’arco della nostra quotidianità, di quante cose ci occorrono per forza, mentre nella realta’ compriamo solo fumo.

Mentre ci sono famiglie che non sanno ancora oggi, a distanza di sei mesi, darsi una risposta sul perche’ oggi accadano queste cose, c’e’ una citta’ che cerca di dimenticare troppo in fretta questo evento, lasciando e delegando sempre ad altri il ricordo.

Per fortuna ci pensano quelli del Tartarughe Lente Motorbikers Viareggio, i quali, dopo aver realizzato la casina dei ricordi, hanno pensato di riorganizzare la marcia commemorativa in ricordo della strage.

Questo 29 Dicembre, per chi volesse partecipare, saremo presenti davanti alla casina dei ricordi, vicino al supermercato Pam, sotto il Cavalcavia, e da li’ partiremo per Via Ponchielli.

L’appuntamento e’ fissato verso le ore 22,45, in modo da non allungare troppo i tempi, viste le temperature basse di questo periodo.

Una strage senza dolore e senza colpevoli……..

29 Novembre 2009 ore 21.00

L’aria umida di una sera di novembre, il vento leggero che preannuncia bufera e ti penetra nelle ossa, facendoti rannicchiare dentro il cappotto e il cappello e facendoti maledire il giorno che hai deciso di uscire con questo tempaccio.

Ma e’ una cosa che devi fare, solo per un senso di giustizia e di desiderio di vedere finalmente che in questo paese da america centrale si puo’ condannare qualcuno potente, qualcuno che anche se cerca di insabbiare le cose, trova qualcun altro che gli risponde.

In mezzo a quest’aria umida e intrisa di tristezza e pensieri, vi sono un altro centinaio di persone che come me si illudono che la solidarieta’ faccia miracoli.

Ci sono i ragazzi encomiabili e indistruttibili del gruppo Tartarughe Lente, gruppo che ogni mese ricorda con foto, idee e fatti quello che i loro amici scomparsi, Andrea & Luisa, hanno fatto nelle loro bellissime vite insieme.

Ci sono i ragazzi dell’Associazione Onlus “Amici di Leo”, i quali faticosamente mandano avanti con dignita’ e forza la loro voce, che e’ poi quella del bimbo Leonardo e del papa’ Marco.

Tutti insieme senza clamori, senza scenate di rabbia e soprattutto con tanta intelligenza, sono riusciti ad acquistare una casina di legno per potervi racchiudere all’interno quelle speranze, sogni e visioni di bambini viareggini che hanno vissuto a loro modo questa tragedia.

Questa casina, che sostituisce il gazebo che per mesi e’ rimasto accanto al luogo della strage a raccogliere i pensieri dei viareggini che passavano di li’, e’ solo una casina di legno, piccola, usata da molti come casetta in fondo all’orto per raccogliere gli attrezzi da giardino.

Ma a noi, questa sera, rappresenta un punto su cui poggiare la nostra tristezza e le nostre riflessioni, una base in cui racchiudere tutti in nostri pianti e la rabbia per qualcosa che non riusciamo ancora a capire.

Un tetto sicuro dove riporre i disegni, le poesie e le riflessioni di tanti viareggini che cercano una verita’ scomoda ai potenti, una verita’ che quella sera ha spezzato le vite di 31 persone che avevano progetti, sogni e ideali da realizzare, spezzati dalla furia cieca di questo consumismo che troppo vuole e  troppo veloce va per potergli stare dietro.

Il perche’ sia successo e’ un mistero, che e’ ora e  rimarra’ per sempre un buco nero a cui nessuno dara’ mai risposta , visti i risultati scarsi che la giustizia italiana ha prodotto in questi ultimo ventennio . 

Ma forse c’e’ una risposta, che e’ racchiusa all’interno della nostra rabbia che abbiamo dentro.

Forse siamo noi con i nostri egoismi a fare in modo che tutto questo accada, siamo noi in fondo che vogliamo che questi potenti organizzino la nostra vita, che ci coccolino con gadget inutili e spese folli effimere.

Tutta questa voglia di comodita’ e di benessere porta con se’ pero’ tante piccole sfaccetature pericolose e soprattutto subdole e letali,  e una di queste e’ la perenne rincorsa al tempo.

Tempo che alla fine non si ferma, lui no di certo, ma che ferma per sempre le vite di qualcuno, e di tutto questo rimangono i ricordi, ricordi che ora noi vogliamo custodire dentro la nostra “casina dei ricordi”.

E questo sogno, che siano i potenti che vogliono insabbiare la “faccenda”, che sia la giustizia italiana che latita come sempre alla ricerca della sua identita’ persa, che siano le amministrazioni comunali che palesemente ignorano qualcosa che potrebbe portargli altri problemi, e soprattutto che siano delle persone squallide che abitano accanto al giardino del pianto, ominidi poveri di spirito e di sogni, schiavi dei loro egoismi e dei loro poveri ideali materiali, nessuno di questi, state pure tranquilli, potra’ negarcelo.

….e nessuno ce lo levera’……

CENA DI BENEFICENZA……FORZA VIAREGGIO!!!!!!!!!!!

Data:
sabato 21 novembre 2009
Ora:
20.30 – 23.55
Luogo:
Ristorante Punto Giusto

Una delle tante iniziative che sono curate da gente normale, semplice, che vive la propria giornata tra lavoro e casa, come lo era per tutte quelle persone che quella notte maledetta erano nelle loro case, questa e’  affidata al Gruppo Tartarughe Lente, le quali, volendo seguire le gesta memorabili dei  loro amici e fratelli Luisa e Andrea, hanno organizzato una cena benefica a favore dei bambini dell’ orfanotrofio De Sortis di Viareggio.

Gesto che ripercorre le azioni di Andrea, il quale,travestito da Babbo Natale, portava a questi piccoli e sfortunati bambini regali e doni.

Qui sotto trovate un resoconto dell’ evento:

CENA DI BENEFICENZA
SABATO 21 NOVEMBRE PRESSO IL RISTORANTE PUNTO GIUSTO
dietro al distributore della Q8 al terminetto

Menu: a base di piatti terra/mare:

5 antipasti,2 primi,1 secondo,contorno,vino,acqua,caffè Euro 23,00

IL RICAVATO della serata servirà per l’acquisto dei regali di natale per i bambini dell’istituto E.DE SORTIS DEL VARIGNANO

In ricordo di Pulce & Scarburato
“Facciamo quello che avrebbero fatto loro”
confidiamo nella vostra partecipazione
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA PER I TAVOLI

Info e Prenotazione
TEL. 333 6975417 o 329 8703331
e-mail: motogruppo.t.lente@live.it

Liberty a Viareggio……

Ad inizio secolo, la Versilia appariva come una landa selvaggia dove il più piccolo insediamento era rappresentato da Forte dei Marmi, funzionante come scalo per l’industria del marmo, e dalla cittadina di Viareggio, già connotata come località turistico-balneare. Durante l’800, Viareggio aveva conosciuto un periodo di grande espansione edilizia, culminata negli anni ’80 del secolo. Nel 1902 fu inaugurato il viale Regina Margherita, sul quale furono edificati padiglioni in legno per negozi, caffetterie, accessi agli stabilimenti balneari o altre attività indirizzate al turismo. Il primo conflitto mondiale rallentò lo sviluppo edilizio della costa e si potè assistere ad un radicale mutamento nel gusto locale. Il 17 ottobre 1917 un grosso incendio devastò la passeggiata compresa tra il molo e il Caffè Concerto Eden, segnando la fine dell’epoca che gli chalet del Viale Margherita avevano rappresentato. Così, a partire dalla fine della guerra e fino agli anni ’30 del 1900, si sviluppò quella tendenza di gusto che avrebbe radicalmente trasformato il volto della città. Nel 1924 si decise la risistemazione dell’intero insediamento litoraneo per mano degli architetti Galileo Chini, Ugo Giusti e Alfredo Belluomini. Proprio a quest’ultimo si devono gran parte dei progetti per i nuovi edifici della passeggiata, in stile liberty. Anche il progetto del Supercinema, già Savoia, è opera del Belluomini e risale al 1927. Il cinema, egregiamente conservato, fu decorato con ceramiche della Manifattura Chini.

A Viareggio, il massimo sviluppo di stabilimenti balneari, ristoranti e caffè iniziò nel 1902, quando fu inaugurato il Viale Regina Margherita e trovò un connubio ideale con lo stile Liberty dell`epoca e con un materiale facilmente modellabile come il legno, adatto a quest`edilizia che necessitava di una continua manutenzione. Purtroppo gran parte delle originali architetture che adornavano l`ingresso di caffè, negozi e stabilimenti balneari è andato perduto in un grande incendio scoppiato nel 1917 ma l`opera di ricostruzione, subito avviata, che si avvalse della collaborazione di architetti come Galileo Chini, Alfredo Belluomini e Ugo Giusti, regalò in pochi anni un volto nuovo alla Viareggio degli anni Venti e Trenta, di caratteristica impronta stilistica, che va dal Liberty al Decò, ancora oggi riconoscibile nelle facciate e nelle architetture di molti edifici.

Lungo il Viale Margherita si possono ammirare per esempio l`edificio dell`antico Cinema Savoia, molto ben conservato, con il vicino Cinema Teatro Eden ed inoltre il fabbricato dei Magazzini Duilio 48, ricco di particolari stilistici che lo rendono un chiaro esempio di Liberty.
Punto di ritrovo della passeggiata è poi il Gran Caffè Margherita, dalle variopinte cupole orientaleggianti, nato dalla collaborazione fra il Chini e il Belluomini. Poco oltre, troviamo l`ingresso del Bagno Balena, esempio di architettura balneare dello stesso periodo.
Molti antichi alberghi storici risalenti agli inizi del Novecento, come l`Hotel Plaza e l`Hotel Liberty, il Grand Hotel Royal, il Grand Hotel Excelsior, Villa Tina e il Principe di Piemonte, frutto dell`opera del Belluomini e del Chini, rispecchiano tutte le tendenze architettoniche dell`epoca.
In chiaro stile Liberty sono anche molti edifici residenziali, i villini, che si susseguono lungo la costa da Viareggio fino a Forte dei Marmi. … da “Versilia” (Versilia Toscana Italia)

Download: liberty

Lori’ s Bar Margheritoni F.C. e solidarietà……

L’ Associazione Amici di Leo, associazione onlus nata per aiutare la Famiglia Piagentini-Maccioni, coinvolte nella tragedia di Viareggio del 29 Giugno 2009, tiene a segnalare un importante iniziativa a favore del ricordo della tragedia.La squadra amatoriale Lori’ s Bar Margheritoni F.C., volendo tenere alta l’attenzione per i fatti tragici avvenuti in quella tremenda notte che ogni viareggino non dimentichera’ mai, condividendo il dolore delle famiglie coinvolte, si impegna a portare avanti questo messaggio, che debba essere di sprone a tutte le Istituzioni, affinche’ si faccia giustizia e chiarezza sui fatti tragici avvenuti.
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Questi i nomi dei partecipanti:
Da sinistra a destra :
LAZZERI LUCA, IACONO PAOLO, PAOLINI ENZO, COLA FUCCI FEDERICO, ORSINI ALBERTO, BELCORE ERSILIO, CHECCHI ANDREA, PACI MIRKO, PEDONESE ANDREA, CIQUINI DIMITRI, VITALE CARLO, SANTONI GIANLUCA, BENEDETTI ALESSANDRO, PEZZINI MAURIZIO, GEMIGNANI STEFANO, PARDINI ANDREA, GEMIGNANI MARCO, MASINI RICCARDO, LIPPI DAVIDE.

Non presenti, ma solidali all’iniziativa:… 
VILLANI PAOLO, VILLANI ROBERTO, GATTAI ANDREA, POZZI CLAUDIO, FERRARI ANDREA, PARDINI FRANCO, MENCACCI LUCA, BARSANTI MARCO, ANGELICI GIONATA, VECOLI MAURO, SERENI DANIELE JURI, GAROFANI GIUSEPPE.

TARTARUGHE LENTE…MOTOR BIKER GROUP…

tartarughelenteTARTARUGHE LENTE……..

in ricordo di Pulce & Scarburato…….

Quella maledetta sera del 29 giugno nessuno dei viareggini presenti potra’ piu’scordarla.

Ma soprattutto non potremo mai dimenticare due ragazzi motociclisti che quella sera erano in casa dopo un’ennesima giornata lavorativa, nella loro casa che ora rimane vuota delle loro voci e dei loro animali, a cui tenevano come figli.

Gente grande e allo stesso tempo umile, pronta a tendere una mano ai piu’ deboli e a rinfrancarli con un  sorriso.

Come Andrea, che si proponeva, quando poteva, di dare una mano ai bambini del De Sortis, orfanotrofio della citta’, dove risiedeva come seconda casa, tanta era in lui la voglia di aiutare quei bambini con quei grandi occhi che dicono tutto della m iseria morale di questa societa’, afflitta da protagonismo vuoto e personale, a scapito invece dei veri valori dell’uomo.

E questo Andrea lo aveva capito, e anche quando si mascherava da babbo natale per andare a portare i doni a questi bimbi, vedevi in lui una gioia attraverso i suoi occhi, gioia che trasmetteva a tutti.

luisa_andreaQuesti erano Andrea & Luisa, e questi sono i Tartarughe Lente, un gruppo bikers nato a Viareggio, dove il loro motto e’ divertimento e altruismo.

……per continuare l’opera di Andrea & Luisa, per continuare a sperare in un mondo migliore.

 

 

Ed ora un po’ di link per farveli conoscere meglio:

Il Forum Ufficiale del Gruppo:

http://tartarughelente.forumfree.net/

Il Gruppo Bikers su Facebook:

http://www.facebook.com/inbox/readmessage.php?t=1139809456212#/profile.php?id=100000222754696

UN LINK SPECIALE……UNA CENA DI BENEFICIENZA PER LE VITTIME DEL DISASTRO DI VIAREGGIO:

http://www.facebook.com/inbox/readmessage.php?t=1139809456212#/event.php?eid=179891435263&ref=mf

Un altro link di Facebook dedicato alla tragedia di Viareggio:

http://www.facebook.com/inbox/readmessage.php?t=1139809456212#/group.php?gid=126174640914&ref=mf

E per ultimo, un video per ricordare Pulce & Scarburato:

Barcobestia….

n190Il barcobestia è una goletta prodotta dai Cantieri Benetti di Viareggio; la sua produzione è andata dai primi anni del anni 1900 fino al 1950, quando sono stati sostituiti dalle barche a motore.

Il barcobestia misurava dai 30 ai 40 metri e prevedeva tre alberi della stessa altezza, con un peso compreso fra le 800 e le 1500 tonnellate.

Il nome deriva dall’esclamazione inglese the best boat (la barca migliore): i maestri d’ascia viareggini hanno fatto una traslitterazione del modo di dire, battezzando la loro imbarcazione barcabest, trasformato poi in barcobestia.

Il primo costruttore viareggino di bastimenti fu Valente Pasquinucci.  Sappiamo che già nel 1809 aveva costruito, insieme al calafato Pasquale Bargellini la tartana “San Pietro”, per conto di Giovanni Giuseppe Baroni e fratelli.
Subito dopo iniziarono l’attività di costruttori navali Carlo Pasquinucci (figlio di Valente), Stefano e Giovanni Bargellini, che avevano i loro cantieri nella vecchia darsena.
Dopo il 1860, i cantieri si moltiplicarono, specialmente per l’opera di Achille ed Alessandro Raffaelli, di Lorenzo Bargellini, di Lorenzo Benetti e dei fratelli Codecasa.
La costruzione dei velieri si sviluppò in seguito, con grandissimo prestigio, grazie all’opera intelligente ed all’estro creativo di Gino Benetti e Fortunato Celli, il popolare “Natino”.
Il Celli, in particolare, si fece notare per l’eleganza dei suoi scafi; la sua fama è tutt’oggi viva ed i suoi bastimenti sono entrati nella leggenda.  Ne è rimasto suggestionato anche lo scrittore Mario Tobino che nel suo romanzo “Sulla spiaggia e di là dal molo” gli dedica un racconto, preceduto da questi versi:
“Costruisti, Natino, i bastimenti più belli, freschi e superbi in ogni mare, avevano il soffio delle anfore greche.”.
In primo tempo, i costruttori navali viareggini si ispirarono, nella tecnica e nelle linee, agli scafi sorrentini, poiché questi bastimenti di modesto tonnellaggio, a confronto con quelli liguri, erano universalmente apprezzati per la loro velocità e per le straordinarie doti nautiche.  Più tardi i viareggini, e principalmente “Natino” Celli, crearono un tipo di barca completamente nostrano, sia per la forma dello scafo, più snello ed elegante, che per la superficie velica, ottenendo un ottimo risultato d’insieme, tanto che molti armatori di centri velici di grande importanza, sia italiani che esteri, commissionarono bastimenti nei nostri cantieri.  A conferma di quanto abbiamo detto portiamo un esempio che ci da la prova del valore dei costruttori navali viareggini .
“Una goletta viareggina entrò in un porto inglese per scaricare merce commissionata in quella nazione.  Dopo aver mollato l’ancora e predisposto per l’attracco, il capitano vide salire a bordo due signori che domandarono a chi appartenesse il bastimento e chiesero, senza indugio, di acquistarlo.  Il capitano rispose che la goletta era di proprietà di un armatore viareggino e volle conoscere il motivo che aveva indotto i due signori a proporre l’acquisto immediato della barca.  I due replicarono dicendo che avrebbero avuto desiderio di tenere la goletta in Inghilterra, quale esempio di perfezione cantieristica, di eleganza nelle linee e di efficienza marinaresca.  Il capitano, dopo aver preso contatto con l’armatore, fu autorizzato alla vendita.  La goletta viareggina rimase così in lnghilterra a testimonianza dell’abilità e dei valore dei nostri costruttori navali”.
La caratteristica più evidente dei nostri velieri era quella di avere la prua più alta della poppa, la quale ultima era invece sottile e slanciata nella sua elegante rotondità ovale.
I viareggini erano orgogliosi di questo nuovo stile, ideato dal già citato”Natino” Celli, tanto che presto nacque un detto che, con spirito popolaresco, così affermava: “Se vuoi una barca da cammino, testa grossa e culo fino”, cioè la classica barca viareggina.
Fino al 1840, i tipi dei bastimenti costruiti a Viareggio erano stati, per la maggior parte: paranze, navicelli, bovi, e tartane (quelle gloriose tartane, veri muli del mare, sulle quali si forgiarono i nostri migliori marinai, ma che causarono il maggior numero di naufragi, data la loro facilità a rovesciarsi con il mare in tempesta).  In quel tempo furono rare le golette ed erano assenti sui nostri scali i brigantini e le navi goletta, chiamate da noi “barcobestia”.  Si dovrà arrivare al 1860.  Da questa data e fino ai primi anni del ‘900, la flotta mercantile viareggina si affermò e si accrebbe notevolmente.  I cantieri producevano mediamente 10 o 12 velieri all’anno, tra i quali apparivano i brigantini, i barcobestia ed i brigantini goletta, chiamati anche “scuneri”.

Opera tratta dal sito “Lega Maestri d’Ascia e Calafati” .

Sito Web

 

   

 

Galileo Chini

450px-Viareggio,_palazzetto_libertyGalileo Andrea Maria Chini (Firenze, 2 dicembre 1873Firenze, 23 agosto 1956) è stato un pittore, grafico, architetto, scenografo, ceramista italiano, uno dei protagonisti dello stile Liberty italiano.

Galileo Chini nacque a Firenze da Elio, sarto e suonatore dilettante di flicorno, e da Aristea Bastiani. Dopo la morte del padre, si iscrisse alla Scuola d’Arte di Santa Croce, a Firenze, dove frequentò i corsi di decorazione. Iniziò a lavorare nella fabbrica di prodotti chimici Pegna, successivamente fu apprendista decoratore nell’impresa di restauri dello zio paterno Dario. Proseguì nell’attività di apprendista fino al 1895 frequentando, oltre l’azienda dello zio, le botteghe di Amedeo Buontempo e Augusto Burchi, entrambi pittori attivi in quegli anni a Firenze.

Dal 1895 al 1897 frequentò saltuariamente la Scuola Libera di Nudo all’Accademia di Belle Arti di Firenze. In questo stesso periodo conobbe la giovane Elvira Pescetti che diventò sua moglie.

A Firenze nel 1896 fondò la manifattura “Arte della Ceramica” insieme a Giovanni Vannuzzi, Giovanni Montelatici e Vittorio Giunti. Negli stessi anni lavorò a San Miniato affrescando la sala del consiglio comunale e la chiesa di San Domenico.

Nel 1899 sposò Elvira. La primogenita, Isotta, nacque nel 1900 e un secondo figlio, Eros, nel 1901.

Con i lavori in ceramica venne premiato alle esposizioni internazionali di Bruxelles, San Pietroburgo e Saint Louis ma nel 1904 abbandonò la vecchia manifattura “Arte della ceramica” per divergenze con la direzione. Due anni dopo, insieme al cugino Chino fonda la “Fornaci di San Lorenzo” che realizzava ceramiche e vetrate ma anche arredamenti d’interni e progettazione di mobili in legno decorati da piastrelle, ceramiche e vetri.

Continuò a esporre in molteplici occasioni, sia in Italia che all’estero. Fino al 1905 si impegnò in una serie di decorazioni e restauri nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, oltreché in una serie di affreschi presso l’Hotel Cavour (nella stessa Firenze) e presso il Grand Hotel La Pace a Montecatini.

Nel 1907 espose alla Biennale di Venezia. Dal 1908 al 1911 mantenne la cattedra del Corso di Decorazione alla Regia Accademia di Belle Arti di Roma. Nello stesso periodo iniziò le prime collaborazioni come scenografo teatrale.

800px-Viareggio,_bagno_balenaNel 1910 il Re del Siam, Rama V, dopo aver ammirato i suoi lavori alla Biennale di Venezia lo invitò a lavorare a corte, a Bangkok. Nel giugno 1911, Galileo Chini si imbarcò a Genova, diretto in estremo oriente. A Rama V, morto nel frattempo, successe il figlio, il coltissimo Rama VI, che accolse il pittore a Bangkok. Chini affrescò la sala del trono nel palazzo reale e realizzò una serie di ritratti ufficiali per la famiglia reale e i dignitari di corte. Rientrò dalla Thailandia nel 1913 riportando in Italia una serie di opere paesaggistiche e d’ambiente, che espose nel 1914 alla Mostra della Secessione Romana. Riportò anche una collezione di cimeli orientali che nel 1950 donò al Museo etnografico dell’Università di Firenze.

Nel 1915 insegnò al Corso di Ornato della Regia Accademia di Belle Arti di Firenze. Negli anni successivi affrescò il palazzo comunale di Montecatini e la Camera di Commercio di Firenze. Intensificò intanto l’attività di scenografo, arrivando alle prime collaborazioni con Giacomo Puccini per il Gianni Schicchi.

Nel 1921 espose alla Prima Biennale Romana e nel 1924 ancora alla Biennale di Venezia. Tornò a lavorare con Puccini per la Turandot. Nel 19251926 curò le decorazioni per il Grand Hotel des Thèrmes a Montecatini e per gli ambienti della motonave ‘Augustus’.

Nel 1925 dipinse molti saloni all’interno del Palazzo dei Congressi a Salsomaggiore Terme e le decorazioni delle Terme Berzieri sempre a Salsomaggiore. Nel 1927 ottenne la cattedra di Decorazione pittorica alla Reale scuola di Architettura a Firenze e nel 1928 affrescò la sede milanese della Società elettrica Montecatini. Nel 1930 tornò alla Biennale di Venezia e, per tutto il decennio, si dedicò prevalentemente ad esporre le sue opere in mostre personali, in Italia e all’estero. Nel 1938 lasciò quindi l’insegnamento per raggiunti limiti di età.

800px-Viareggio,_passeggiata_a_mare_2Proseguì nell’organizzazione di mostre personali (Bologna, Parigi, Roma, Düsseldorf, ecc.) fino al 1942 quando l’evolversi della situazione bellica lo portò a sospendere ogni attività. Nel 1945 donò al Comune di Firenze una serie di dipinti che rappresentano vedute di zone della città distrutte nel corso della guerra.

Nel 1946 morì la figlia Isotta e, negli anni successivi, la sua attività si andò progressivamente riducendo a causa di seri disturbi alla vista che lo condussero alla cecità.

Nel 1951 espose all’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra, a Roma, e l’anno successivo Firenze gli dedicò una retrospettiva. Espose ancora a Roma, per la Mostra d’Arte contemporanea, nel 1954 e a Bogotà, in Colombia, nel 1956. Galileo Chini morì il 23 agosto dello stesso anno nella sua casa-studio in via del Ghirlandaio 52, a Firenze.

Sempre apprezzata, nei decenni successivi, da una ristretta cerchia di estimatori (un suo appassionato collezionista è stato il regista Luchino Visconti), l’opera di Chini sta conoscendo in anni recenti una stagione di attenta rivalutazione, di cui testimonia in maniera significativa anche la mostra dedicatagli nel 2006 dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

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Villino Brunetti….

arrighiIl Villino Brunetti è una dimora signorile situata in viale Manin angolo via Zanardelli, 2 a Viareggio.

Da quanto risulta in base alle mappe del Vecchio Catasto, l’edificio è stato realizzato negli anni tra il 1873 ed il 1879,all’interno di una lottizzazione che prolunga verso il mare strade già esistenti fino al costruendo viale a mare, l’attuale viale Manin. In particolare, il lotto ha forma di rettangolo allungato con il lato lungo perpendicolare al mare.

Nella pianta di Viareggio del 1879 il lotto risulta invece edificato con un fabbricato di forma pressoché quadrata, inserito in angolo tra le vie e adiacente al fabbricato confinante su Viale Manin, dotato di una resede circa doppia dell’edificio stesso. A un periodo intercorrente tra il 1879 ed il 1908 è possibile far risalire il prolungamento dell’edificio su via Zanardelli. Come risulta dalla planimetria catastale del 1908, perfettamente rispondente all’attuale, l’edificio non ha da allora più subito modifiche planivolumetriche, mentre al 1909 risalgono gli interventi del pittore Galileo Chini, impegnato “nella ornamentazione ceramica del villino fatto edificare da Giovanni Brunetti[1].

Successivamente l’edificio diviene proprietà Crastan e nel 1925 viene ristrutturato dall’architetto Alfredo Belluomini per adibirlo a pensione (Pensione Majorca).

Divenuto in seguito proprietà Tonioli, industriali del marmo, è oggetto del rifacimento di alcune parti interne come gli stipiti in blocchi marmorei delle porte al piano terra e, probabilmente, i pavimenti in graniglia di pezzatura quadrata di cm. 20×20 in diverse stanze.

Nel 1969 il villino viene rilevato da Carlo Arrighi, attuale proprietario, che destina la parte prospiciente via Zanardelli a studio odontoiatrico e l’impianto quadrato originario a propria abitazione. Di questo periodo è la pavimentazione in granito nell’ingresso principale e quella dello studio dentistico. Recentemente poi è stata restaurata la balaustra della copertura.

L’edificio è caratterizzato da una balaustra soprastante la gronda che simula una copertura a terrazza nascondendo invece la pendenza delle falde del tetto. Il sottogronda, caratterizzato da triglifi piuttosto evidenti rispetto all’imponenza del fabbricato (ha pure dei doppi triglifi d’angolo), presenta fregi in ceramica della manifattura di Galileo Chini raffiguranti immagini di vasi floreali e una serie di tondi policromi. Sempre del Chini sono le formelle che si trovano al primo piano (tre sul lato via Zanardelli ed una su viale Manin), sulle due facciate in prossimità delle porte-finestre dei balconi all’interno di vaste campiture di intonaco rosa, entro una cornice quadrata arricchita da volute. Le finestre del primo piano sono arricchite da cornici piuttosto elaborate e da timpani rinascimentali sostenuti da false mensole. Le finestre del piano terra sono contornate da finti conci disposti a raggiera e non presentano analogie con le altre tranne che per il parapetto in colonnine di marmo del tutto analogo al parapetto dei balconi e a quello delle balaustre del tetto. Tutti i fronti sono decorati con doppie fasce marcapiano e finto bugnato – di spessore ridotto – al piano terra e in parte al primo piano. L’unica entrata a piano terra, su via Zanardelli, è realizzata in legno di afromosia ed è impreziosita da una cornice in marmo bianco, da due lumi in ferro battuto e da una rostra in ferro battuto con un disegno molto lavorato e raffinato.

All’interno dell’abitazione, la scala, illuminata da un grande lucernario, è realizzata in marmo ed è arricchita da una elaborata ringhiera in ferro battuto con corrimano nervato in ottone, sulla base del disegno originale di Alfredo Belluomini, che mette qui in risalto le proprie doti artistiche e la grande capacità dei suoi collaboratori. Da notare inoltre sono i due grandi vasi in marmo bianco posti all’interno dell’atrio d’ingresso.

A causa dei cambiamenti di proprietà e d’uso del villino, la scala interna resta anche l’unico elemento rimarchevole del progetto del Belluomini, mentre gli altri ambienti hanno perso le peculiari caratteristiche del periodo.

Per quanto riguarda la fortuna critica del villino Brunetti, occorre fare riferimento all’opera dell’architetto Alfredo Belluomini e del pittore Galileo Chini, la cui opera è stata debitamente rivalutata negli ultimi decenni. Il villino è uno degli edifici che sono stati oggetto dell’intervento di Alfredo Belluomini “nell’arco di tempo che va dal 1918 – anno in cui è documentabile il primo progetto firmato – al 1930“. Anche per questo villino “Belluomini restituisce l’immagine di un gusto ecletticamente quattrocentesco e bizzarro, alle volte dimesso, ma quasi sempre esuberante di un decorativismo minuto e dettagliato“. I prospetti dell’edificio presentano una composizione globale formata da elementi tipici rinascimentali e decorazioni della produzione Chini che sottolineano, qui come in altri edifici, la collaborazione esistente tra quest’ultimo e il Belluomini.